venerdì 25 novembre 2011

È tempo di tè

Sin da piccola ho associato il ad uno stato di salute precario: di solito, per colazione o talvolta merenda, bevevo il latte. Mia mamma riusciva a farmi bere il tè solo quando ero malata: con un po' di limone pareva essere la panacea di tutti i miei mali.

Per anni, ho vissuto senza bere nè apprezzare il tè. Quando sono andata a vivere con Laura (amica speciale e sorella a tutti gli effetti), le mie abitudini sono cambiate. Avevamo una dispensa piena di tè: era lei a comprarlo. Così, ogni tanto, per farle compagnia, è capitato che ne bevessi una tazza anch'io.

Quando poi sono andata a vivere da sola, ho cominciato a comprarlo perchè, è scontato, se viene qualcuno a trovarti... vuoi non avere del tè da offrire!?! L'alternativa per chi non prende il caffè non può essere soltanto un bicchiere d'acqua minerale!!!
Ammettiamolo: il tè deve essere presente in ogni casa che si rispetti.
Con il tempo, inoltre, ha iniziato a piacermi molto: il suo gusto, l'aroma, la sensazione che mi dà.

Del tè, però, due cose non mi sono mai piaciute:

1. La fatica che si fa a strizzare la bustina quando non deve più stare in infusione.
Non trovo sia affatto comodo avvolgere la bustina zuppa nel cucchiaino cercando di strizzarla il più possibile, tantomeno tirate i fili dello squeezable. No so a voi, ma a me uno dei due fili si rompe sempre!!!

2. Una volta strizzata la bustina... dove la si mette?
Se la metti sul piattino... sembra un rifiuto organico; se la poggi sul tovagliolo... inumidisce la tovaglia e nel caso il tè fosse fruttato... la macchierebbe pure.

Karin Santorso, una designer austriaca - geniale nel suo mestiere - deve aver avuto le mie stesse difficoltà, quando ha pensato a Tèo: un cucchiaino per il tè che risolve ogni problema. Può essere utilizzato come spremi bustina e risolve l'imbarazzo di dove poggiarla dopo. Fantastico!!!


venerdì 4 novembre 2011

Fiato sul collo



Fiato sul collo non è solo il titolo del post ma è il nome del gioiello in acciaio, fimato Alessi, che racconta la fierezza di chi è condannata alla continua corrida contro il tempo.
È la traduzione di un attimo frenetico qualunque, di una giornata qualunque, di una donna qualunque.

È un gioiello imprevisto come i pensieri lievi, asimmetrico come la mattina quando piove, disordinato come i sogni di libertà.

“Fiato sul collo” è un augurio sottovoce per una sopravvivenza instabile e per una bellezza senza tempo.
Un'augurio che vorrei fare a me stessa, a tutte le mie più care amiche e a tutte le altre donne.